venerdì 25 marzo 2016

Homework #9

La macchina principale ne "Il giro del mondo in 80 giorni" di J. Verne.



Nel libro “Il giro del mondo in 80 giorni” di J. Verne del 1873 il concetto di macchina accompagna i protagonisti per l’intera avventura.
Seppur macchine di tutti i tipi siano centrali nella storia, ce ne sono 2 che hanno un ruolo predominante rispetto alle altre anche se fanno riferimento a definizioni diverse di MACCHINA.
La prima che incontriamo fin dalle prime pagine del libro è lidea di macchina del gioco rappresentata dal gioco del “whist”: classico gioco di carte in voga nel diciottesimo e diciannovesimo secolo.
La definizione a cui il whist fa riferimento è l’idea di macchina come dispositivo che consumando una risorsa modifica lo stato di un sistema. Infatti, tramite questo gioco il protagonista, il sig. Fogg, sedentario, che non ha mai lasciato il suolo Britannico (“da molti anni egli non si era allontanato da Londra. Le persone che avevano l’onore di conoscerlo più da vicino testimoniavano che nessuno poteva pretendere di aver visto quel “gentleman” altrove che nella strada diritta ch’egli percorreva ogni giorno per recarsi da casa al Club”, cap 1) ed estremamente routinario (“Questi tre passeggeri avevano per il “whist” la medesima passione di Mister Fogg, e giocavano per ore intere, non meno silenziosamente di lui.”, cap. 9; “Suoi soli passatempi erano leggere i giornali e giocare al “whist””, cap 1), si spinge in una scommessa che gli farà spendere tutti i suoi risparmi e che gli cambierà totalmente la vita: il giro del mondo in esattamente 80 giorni, “ossia in millenovecentoventi ore, vale a dire in centoquindicimila e duecento minuti”.
Alla fine del racconto, sarà proprio grazie alla scommessa e quindi, indirettamente, grazie al gioco del whist, che la vita di Fogg cambia ulteriormente: questa volta in modo definitivo, in quanto grazie a questa avventura, trova moglie e felicità.

L’altra macchina che troviamo in gran parte del racconto è intesa come macchina-robot. A personificare questa figura è proprio il protagonista: il gentiluomo inglese Phileas Fogg.
Come già detto, il protagonista è un personaggio estremamente routinario, con la vita organizzata in ogni secondo (“Teneva un unico domestico, il quale sbrigava da solo tutto il servizio, dato che il signore pranzava e cenava al Club, ad ore cronometricamente fisse, sempre nella medesima sala, alla stessa tavola, senza la compagnia di colleghi, senza invitare mai un estraneo. Rincasava soltanto per coricarsi, a mezzanotte in punto…”, cap 1; “Su ventiquattr’ore ne passava dieci al suo domicilio, ripartite fra il dormire e la cura della toeletta personale. Se passeggiava, lo faceva invariabilmente al Club, sempre con passo eguale, nel salone d’ingresso…”, cap 1).
Non sono solo le abitudini di Fogg a considerarlo uomo-macchina, ma soprattutto i suoi atteggiamenti: è addirittura il suo servitore a definirlo in tal modo (“Un uomo casalingo e metodico: una vera macchina. Ebbene, sissignori, sono felicissimo di servire una macchina!»”, cap 2).
Per buona parte dell’avventura, il Sig. Fogg rimane l’uomo-macchina, senza sentimenti e sempre impassibile (“Si potrebbe credere che … egli si preoccupasse dei cambiamenti di vento in grado di ostacolare la marcia della nave, dei movimenti disordinati dei marosi che rischiavano di provocare un incidente alle macchine, si preoccupasse insomma di tutte le possibili avarie che, obbligando il «Mongolia» a riparare in qualche porto, avrebbero compromesso il suo viaggio. Niente affatto ... Era sempre l’uomo impassibile…”, cap 9).
Ma è proprio durante tutta l’avventura che il protagonista cambia: passa da essere un robot a essere un uomo con dei sentimenti, in grado di modificare le proprie abitudini più ferree (“La cosa più singolare che avvenne quel giorno fu che Phileas Fogg per la prima volta in vita sua, pur essendo presente a Londra, non uscì di casa per recarsi al Club allo scoccare delle undici e mezzo.”, cap 35).
Nonostante avesse sempre sostenuto che la solitudine fosse la miglior cura, alla fine si lascia andare dimostrando anche i suoi sentimenti verso la donna che ha salvato dalla morte in India, fino ad accettarla in moglie (“Signor Fogg, - disse, - volete accettare al tempo stesso una parente ed un’amica? Volete accettarmi per moglie? Un riflesso insolito splendeva ora negli occhi di Phileas Fogg; c’era come un tremito nelle sue labbra mentre la signora Auda lo guardava… Phileas Fogg chiuse un istante gli occhi come per evitare che quello sguardo avanzasse di più nel suo cuore. Quando li riaprì, disse semplicemente: Io vi amo. Sì, in verità, per quanto c’è di più sacro al mondo, io vi amo! E sono il più felice degli uomini di poter congiungere il mio destino con il vostro.”, cap. 35).

Ed è proprio da questa scena che si può vedere come il whist, la macchina del gioco, è riuscito a modificare completamente la vita di un uomo solitario, in una persona con dei sentimenti pur rimanendo una macchina: non più l’uomo-macchina, ma la macchina uomo!

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